Fit-Cisl Lazio, seminario su forme e senso dell’agire sindacale: “Il sindacato è custode della ‘cura’ in un mondo neoliberista”

Oltre al presentismo, al ‘qui e ora’ come unica possibilità, si può dire che “chi rinuncia al sogno è più pazzo dei sognatori”
In un’epoca, quella di oggi, in cui tecnocapitalismo, neoliberismo e performance sembrano essere l’unico mondo possibile, quali linguaggi può proporre il sindacato? Esistono dimensioni non riducibili allo scambio di mercato, di cui il sindacato può e deve farsi portatore attivo? E’possibile, in un momento di piattaformizzazione sociale, prevedere la democratizzazione degli algoritmi, difendere il lavoro non soltanto come ‘occupazione’, ma come espressione di sé, come dimensione fondamentale umana?
Ieri, nel corso della riunione del consiglio generale della Fit-Cisl del Lazio, presso la sala “Fenocchio” della sede della Cisl del Lazio, in via Crescimbeni, si è tenuto il seminario “Rappresentanza e rappresentazione del lavoro”, che ha avuto come oggetto la presentazione de “I nuovi linguaggi della rappresentanza sindacale”: il libro è curato dal responsabile della formazione sindacale della Fim nazionale, Rosario Iaccarino, e contiene il rapporto di una ricerca su un questionario elaborato dagli esperti di organizzazione del lavoro Emanuela Fellin e Ugo Morelli , somministrato a cinquecento delegati della Fim.
Ha aperto i lavori il segretario generale della Fit-Cisl del Lazio, Marino Masucci: “il libro è uno spaccato sul vissuto di sindacalisti che sono in prima linea nelle aziende e nel mondo del lavoro. Le suggestioni che emergono sono molteplici: innanzitutto, il lavoro è un dato originario interno, una modalità primaria di relazione dell’uomo con il mondo. Come spiega il filosofo Axel Honneth, il lavoro non è soltanto un modo di sopravvivere, ma anche un luogo in cui la persona può sentirsi riconosciuta o meno. Secondo il pensatore tedesco esiste una correlazione tra dignità del lavoro e pienezza della democrazia, perché qualsiasi cittadino che se non senta una spinta realizzativa nella propria attività non è invogliato a partecipare ai destini comuni. Quando l’unica preoccupazione dei lavoratori diventa quella di sbarcare il lunario, si svuota lo spessore della vita democratica”.
Ha preso poi la parola Michele Sorice, professore di Media Studies presso l’Università ‘La Sapienza’ di Roma che, commentando il libro, ha sottolineato l’importanza, per il sindacato, di immaginare il futuro, giocando in ‘attacco’ e non solo in ‘difesa’ dei diritti acquisiti. Sorice ha sottolinearto l’immagine, contenuta nel libro, del sindacalista ‘spugna’: una figura che ‘assorbe’ dalla società, per restuire e purificare ciò che ha ricevuto. In ultima istanza, il professore ha parlato della riscoperta della mutualità e della cura: parole antiche ma da custodire e rinnovare, per resistere alla spinta massificante del paradigma neoliberista, della concorrenzialità performativa. Secondo Sorice il presentismo, il ‘qui e ora’ come unico spazio di prospettiva, è un vero e proprio progetto politico, a cui si deve rispondere con un’altra idea di società, parimenti organica e solida”.
“Viviamo nell’era della società digitale, nell’epoca della distrazione, dell’impoverimento cognitivo”, ha spiegato Andrea Benvenuti, direttore di Edizioni Lavoro, la casa editrice che ha pubblicato il libro. “Senza capacità di recepire ciò che avviene”, ha proseguito, “diventa difficile rappresentare un bisogno. Siamo bombardati, in un solo giorno, da una quantità di informazioni che i nostri genitori hanno ricevuto e assorbito in una vita: se non le elaboriamo non possiamo produrre una cultura. Il libro che abbiamo pubblicato è importante, perché parla della convergenza tra vecchi e nuovi metodi in questo momento di trasformazione”.
Per Rosario Iaccarino, curatore del libro, “la ricerca non nasce da uno sfizio intellettualistico, ma da un’esigenza reale: in una società in cui tutto si appiattisce sullo scambio mercantile, il sindacato può e deve tenere vivo lo scambio simbolico. Dobbiamo rappresentare, interpretare e anticipare non soltanto i bisogni, ma anche i desideri delle persone. Per far questo, si deve ripartire da un’educazione sentimentale e dalla cura della propria affettività e di quella altrui: vanno riscoperti i codici materni, relativi all’ascolto e all’accoglienza, mettendosi nei panni dell’altro. ‘Conoscere’, dice il neurobiologo Antonio Damasio’, è ‘sentire’.
Dopo un intenso dibattito con i componenti sindacali della Fit-Cisl del Lazio, le conclusioni di Enrico Coppotelli, Segretario Generale della Cisl Lazio, secondo cui gli eventi hanno subito un’accelerazione incredibile rispetto ai decenni che ci precedono. Per fare in modo che il lavoratore non sia soltanto un mezzo per ottenere un profitto, si deve leggere il presente e anticipare il futuro. Secondo Coppotelli serve un cambio di mentalità: in questo senso la proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione può portare a una nuova epoca, in cui l’antagonismo sterile venga superato.