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Amazon, studio della Fit-Cisl Lazio sul magazzino di Passo Corese: “Conoscere le frontiere del lavoro per migliorarle”

Oggi la ricerca è stata presentata nell’ambito del convegno dell’Associazione italiana di studio delle relazioni industriali a Milano

“So che ci sono dei numeri in cui si deve rientrare e nel mio reparto sono 800 pezzi all’ora per un processo, e sui 1.100 per un altro processo. Però come sono arrivati a questo e come vengono calcolati non saprei, ma questo è”.

Questa è la definizione dell’algoritmo tracciata da un lavoratore del sito Amazon di Passo Corese e contenuta nel report “Processo produttivo e condizioni di lavoro nel sito Amazon di Passo Corese. La nascita di un protocollo di relazioni industriali”, effettuata dal ricercatore in discipline sociologiche Andrea Failli, promossa dalla Fit-Cisl Lazio e coordinata dal responsabile dell’Ufficio Studi, Giuseppe Passacantilli.

La ricerca oggi è stata presentata dall’autore nel corso del convegno “Il futuro del lavoro e delle relazioni industriali: digitalizzazione, sostenibilità, inclusione”, organizzato  a Milano dall’Associazione italiana di studio delle relazioni industriali (Aisri).

Cosa significa stower, picker, packer? Cosa vuol dire lavorare per infrastrutture algoritmiche e per Industria 4.0? Come si possono armonizzare le esigenze di lavoratori che svolgono attività molto meccanizzate e routinarie e le istanze di un’azienda che punta alla massimizzazione degli standard produttivi?

E’ a queste domande che si tenta di rispondere, in modo scientifico e non ideologico, nell’indagine, frutto di un lavoro semestrale di approfondimento sulle attività del magazzino  Amazon di Passo Corese, contenente sei interviste in profondità con lavoratrici e lavoratori, rimasti anonimi.

La ricerca approfondisce numerosi temi: in primis la cultura organizzativa, le norme implicite e i principi valoriali su cui si basano le attività del magazzino; è poi ricostruita l’organizzazione del processo produttivo, distinta per la fase Inbound nel settore Doc, di arrivo e scarico merce, nel settore Receive, che riguarda le attività di inventario, e  nello Stow, ovvero della disposizione della merce. Per quanto riguarda il settore di Outbound, le principali attività professionali sono quelle dell picker e del packer, ovvero di chi preleva, imballa e spedisce la merce. Si tratta di mansioni parcellizzate, routinarie e ripetitive: “la monotonia e ripetitività delle azioni – si legge nella ricerca – producono alienazioni e problematiche legate al benessere fisico, tanto che fra i lavoratori vengono considerati ‘veterani’ i colleghi che sono all’interno dell’azienda da soli tre anni”. Inoltre, la struttura algoritmica del processo produttivo “consente sia di monitorare i processi di lavoro per rilevare  i potenziali errori, sia di impartire indicazioni rispetto alle tempistiche”. Il report arriva poi ad analizzare il protocollo di relazioni industriali siglato il 15 settembre 2021 da Amazon e i sindacati, “un unicum assoluto nella storia di Amazon” che “ricalca la tendenza dell’ultimo ventennio di abbandonare meccanismi di contrattazione basati sul conflitto”.

Per il Segretario Generale della Fit-Cisl Lazio, Marino Masucci, “le informazioni contenute nel report realizzato da Failli sono un importante punto di partenza di carattere scientifico per conoscere al meglio i punti di forza e di criticità di frontiere del lavoro relativamente ‘nuove’ e, come tali, inesplorate. Solo sulla base

di un’accurata conoscenza si può mettere in campo una negoziazione costruttiva. Con un’accurata contrattazione di secondo livello, si potrebbero armonizzare due istanze, ovvero quella aziendale al raggiungimento di standard produttivi, e quella dei lavoratori, che a fronte di mansioni fortemente standardizzate hanno bisogno di riconoscimenti economici, normativi, umani”.

 

Roma, 1 aprile 2022

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