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Fit-Cisl Lazio, giornata seminariale sulla Legge di Bilancio in vista del 9 febbraio

“Perché scenderemo in piazza il 9 febbraio? Da parte nostra non c’è alcun approccio ideologico, ma una protesta nel merito: la Legge di Bilancio 2019 non dà risposte adeguate. Citando Luigi Einaudi, abbiamo voluto organizzare una giornata seminariale al fine di ‘conoscere per deliberare’: vogliamo approfondire le ragioni della mobilitazione del prossimo sabato “.
E’ quanto ha dichiarato il Segretario Generale della Fit-Cisl di Roma e Lazio, Marino Masucci, aprendo i lavori della giornata seminariale sulla Legge di Bilancio organizzata oggi dalla Fit-Cisl di Roma e Lazio all’Auditorium “Carlo Donat-Cattin” in via Rieti 13, a Roma.
“Questa manovra – ha spiegato il sindacalista – non genera occupazione, non punta sulle infrastrutture, non adotta politiche redistributive adeguate e sostenibili e non si occupa del miglioramento della qualità dei servizi pubblici, quali sanità e istruzione. Tutto ciò in un contesto socioeconomico, quello italiano, già caratterizzato dall’aumento delle disuguaglianze sociali. Precisi studi dimostrano che la presenza del sindacato non è indifferente nei processi economici, ma favorisce la redistribuzione della ricchezza: è nostro preciso dovere far sentire la nostra voce a tutela dei lavoratori”.
Nel corso dell’iniziativa il Professor Gabriele Olini, della Fondazione Ezio Tarantelli – Centro Studi Cisl e coordinatore del Barometro Cisl, ha fatto un focus sulle criticità della Legge di Bilancio: “il reddito di cittadinanza – ha spiegato – potrebbe favorire il sommerso e non può reggere senza un potenziamento adeguato dei centri per l’impiego; la flat tax è un possibile incentivo alla destrutturazione del sistema economico e genera un forte squilibrio tra le aliquote fiscali dei lavoratori autonomi e quelle dei dipendenti, a netto svantaggio di questi ultimi; quota 100 non introduce la necessaria flessibilità soprattutto per i soggetti deboli del mercato del lavoro; la manovra taglia per 2,3 miliardi i trasferimenti per Ferrovie dello Stato e riduce gli investimenti per le infrastrutture”.
Per quanto riguarda quest’ultimo capitolo, quello delle infrastrutture e della Tav, per Olini “ben vengano le analisi costi-benefici e le valutazioni dell’impatto ambientale fatte al tempo giusto e con analisi corrette, a patto che non siano fatte programmaticamente per non fare: si argomenta che il declino del traffico merci tra Italia e Francia non consente di fare l’opera, ma è proprio quella la ragione per farla, ovvero la maggiore competitività del traffico su rotaia insieme all’impatto ambientale. Inoltre sembra che l’analisi costi-benefici per la Torino-Lione sia negativa in primis per la riduzione delle tasse sulla benzina che si abbatterebbe sullo Stato. Conclusione più che dubbia e assai contraddittoria rispetto all’interesse collettivo”.

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