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Civitavecchia, la Diocesi ha incontrato in videoconferenza Marino Masucci: al centro la dignità del lavoro, il futuro della mobilità, le sfide aperte dal Coronavirus

Come sarà la mobilità da ora in avanti? Come supereremo l’attuale congiuntura critica? Qual è il futuro del porto di Civitavecchia? E ancora: cosa si prospetta per il lavoro, quali sono le sfide del sindacato nel nuovo scenario aperto dall’emergenza Coronavirus? Questi i temi che sono stati affrontati dal Segretario Generale della Fit-Cisl del Lazio, Marino Masucci, nel corso di un video-confronto con Massimiliano Solinas, Presidente Diocesano, e Domenico Barbera, responsabile della Pastorale Sociale e del Lavoro. Il confronto, organizzato dall’ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro e dell’Azione cattolica diocesana, rientra nell’ambito di “Accendiamo il nostro tempo, #pensieri reazioni”, che ha visto un precedente incontro con Leonardo Becchetti, uno dei massimi esperti di economia civile.

“Il Coronavirus – ha spiegato Marino Masucci nel corso dell’incontro – ha purtroppo inciso fortemente sul comparto Trasporti, attualmente in forte crisi: il Trasporto aereo e il Tpl sono in grave flessione, così come quello marittimo e ferroviario, ad esclusione del traffico merci e della logistica distributiva. Per questi motivi non si può prescindere, in questa fase, dall’aiuto statale: l’investimento da parte degli enti statali è necessario, ma dovrebbe essere sottoposto a una serie di condizioni, quali il divieto di licenziamento e un impegno sull’innovazione. Non basta la sostenibilità economica dei progetti, serve anche quella sociale”.
“Attualmente – ha proseguito il sindacalista – il trasporto pubblico sta funzionando sul territorio, anche grazie a una serie di interlocuzioni che abbiamo avuto con le aziende e la Regione. Le persone tendono ancora a privilegiare il mezzo privato per questioni sanitarie, ma vogliamo essere ottimisti e pensare a un progressivo ritorno alla normalità, anzi all’avvio di abitudini virtuose, che si creeranno ex novo a partire da una rinnovata consapevolezza”.
Per quanto riguarda il territorio di Civitavecchia, ha spiegato Masucci, “da tempo ci occupiamo del porto, una piattaforma logistica che, date le sue caratteristiche, può assumere respiro nazionale e internazionale. Il settore crocieristico, predominante nello scalo, è in crisi, riteniamo dunque che vada potenziato il traffico merci tramite un intervento celere ed efficace sull’impiantistica marittima, sulle infrastrutture e sul lavoro. E’importante non inciampare su beghe ‘territoriali’, ma lavorare insieme a un’alleanza virtuosa, a una ‘contaminazione generativa’ che valorizzi il ‘Porto di Roma’, una piattaforma logistica che insiste sulla seconda regione per consumi in Italia e che può diventare centrale per il sistema Paese”.
In conclusione, una profonda riflessione sulla rinnovata centralità del lavoro durante l’emergenza, sulle nuove sfide da affrontare, sullo smart-working e sul concetto di “riposo” inteso come parte integrante dell’attività lavorativa della persona intesa nella sua totalità, e non come ‘gentile concessione’ del datore di lavoro.
“In questa fase così dura per tutti noi – ha detto Masucci – sento di dovere un profondo grazie’ a tutti i lavoratori che hanno portato avanti il Paese, agli infermieri e medici e agli addetti al comparto Trasporti, Logistica e Igiene Ambientale, che in un momento rischiosissimo hanno costituito la ‘spina dorsale’ del Paese, restando sempre in prima linea. La loro attività e responsabilità ci ha ricordato la profonda dignità e il grande valore del Lavoro, con la elle maiuscola. La speranza è che si riscopra il valore dell’economia civile, nata a Napoli ancora prima dell’avvento di Adam Smith: una disciplina secondo cui il profitto è al servizio dell’essere umano e non viceversa. L’estensione dello smart-working dovuta all’emergenza Covid non deve essere misurata sul tempo effettivo che si passa davanti a un pc, ma sul risultato, e deve essere normata secondo criteri orientati alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Dentro a questo momento di crisi e di emergenza, ci sono i semi di una ‘rinascita’: dobbiamo puntare alla partecipazione e al rispetto del lavoratore come persona, depotenziando il concetto di posto di lavoro inteso come luogo di conflitto e padronato miope, e di azienda come luogo di controllo e sfruttamento. Serve un’alleanza tra tutti, un’unione sociale che ponga fine a provincialismi e personalismi e guardi lontano”.

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